PINOCCHIO  E'  NATO  A  EMPOLI

Ho voluto dedicare questa sezione del nostro sito ad una grande ricerca storica, toponomastica e diretta effettuata dall'amico Alessandro Vegni (con il quale abbiamo in progetto anche bellissime cose sul volo del ciuco e sul altri aspetti storici del nostro territorio) sull'ipotesi da lui teorizzata che Carlo Lorenzini detto Collodi per scrivere il suo romanzo PINOCCHIO, (oggi tradotto in tutte le lingue e diffuso in tutto il mondo), abbia preso spunto e lo abbia "ambientato" nella zona Empolese-Sanminiatese partendo dal presupposto principale che una volta San Miniato Basso si chiamava Pinocchio. Ho semplicemente rimesso insieme tutto il suo immane lavoro di ricerca cercando di fare su questo spazio un'esposizione chiara e sintetica per rendere scorrevole e accattivante anche con le foto la lettura dei visitatori. La lettura del suo cospicuo lavoro entusiasmerà senz'altro chi ha conoscenza diretta dei nostri luoghi ma anche e sopratutto chi ha fame di storia locale (seppur teorica e per alcuni aspetti fantasiosa). Spero di aver fatto cosa gradita a tutti voi nel portarvi a conoscenza di una cosa sicuramente sconosciuta ai più, sperando che vi appassioniate come ho fatto io a scoprire tutti gli aspetti prettamente locali inseriti nella storia di Pinocchio.
Da ora in poi potrete dire in giro che
Pinocchio è nato a Empoli oppure che Empoli.......è il Paese dei Balocchi
                                                                                                                                                               
Graziano

Tutto inizia con una scoperta

Perché tutta questa ricerca su Pinocchio? Innanzitutto perché io, Alessandro Vegni, nato a San Miniato 27 anni fa, vivo a San Miniato Basso, un paese che 100 anni fa si chiamava Pinocchio e che, a detta di molti ingiustamente, nell’anno 1924 è stato privato di tale nome. Poi perché da sempre amo la ricerca della Verità, lo studio delle carte topografiche (ho 3 anni di Università di Architettura alle spalle…mica poco), la ricerca storica, la Toponomastica dei luoghi.
E poi perchè Pinocchio è Pinocchio! Come si fa , dico io, a restare impassibili, conoscendo quelle verità che verrò man mano dimostrando, di fronte al burattino più famoso, al racconto più letto, al bimbo più stupendo mai scritto al mondo?
E’ stato così che un giorno, rileggendo il libro con l’intento di far luce sul nome del burattino, mi son detto: ”la verità se c’è è nascosta nel racconto stesso, bisogna tirarla fuori”. E così son partito proprio da dove Geppetto dà il nome a Pinocchio ed ho notato una cosa sulla quale pochissimi libri hanno scritto: al Cap III si legge: ”Ho conosciuto una famiglia intera di Pinocchi: Pinocchio il padre, Pinocchia la madre e Pinocchi i ragazzi, e tutti se la passavano bene,. Il più ricco di loro chiedeva l’elemosina.” Come poteva uno come me , abitante al “Pinocchio” non pensare che Collodi avesse potuto aver visitato una famiglia abitante nel Mio paese 130 anni fa? Pinocchi (o Pinocchini) sono detti proprio gli abitanti di San Miniato Basso; in più sapevo che Collodi aveva scritto “Un romanzo in Vapore” in cui descriveva minuziosamente stazioni e luoghi della tratta ferroviaria Firenze-Livorno (tra l’altro mentendo sulla stazione di San Miniato, che chiama “stazione di San Pierino” e poi subito dopo dice che questo è un prestanome…che diavoleria stava architettando Collodi per nascondere ai suoi lettori il nome del “Pinocchio” già esistente fin dal tempo di Napoleone?)
Un lampo ed ho pensato subito: Collodi mente già sul luogo, inventa una storia di un burattino bugiardo, fa parlare Geppetto con la sua voce e dice di aver conosciuto una famiglia di Pinocchi….Lui è stato a San Miniato! In fondo pensateci bene: come fa Collodi a creare un nome come quello di “Pinocchio” partendo da zero, quando c’è un paese che è già almeno 100 anni che porta questo nome? Lo ha certamente copiato! E come fa a conoscere una famiglia intera di Pinocchi? Perché lo ha certamente visitato!
Allora, se è vero che lo ha visitato, la storia di Pinocchio deve avere riferimenti al luogo in cui il nome è stato preso!
E’ stato così che ho cominciato…ed adesso vediamo cosa ho scoperto.

                Alessandro Vegni
  
info@alessandrovegni.info

Perchè Carlo Collodi fa nascere Pinocchio vicino alla Stazione Ferroviaria di Ponte a Elsa
nel Comune di Empoli

Il padre di Carlo Lorenzini, Domenico, prima di andare a servizio dei Marchesi Ginori a Firenze abitava nella zona del Pinocchio dove vi era giunto dalla natia Cortona. A seguito del suo lavoro di cuoco, nel quale eccelleva, nel 1825 fu assunto da una ricca famiglia della zona presso la quale restò al servizio per diversi anni. Carlo Collodi conosce la località non solo per i ricordi paterni. Carlo Lorenzini adulto per andare a Collodi a trovare la madre (dove era nata e viveva) passava sempre dal Pinocchio, spesso era di ritorno dalle sue numerose visite "amorose" in Valdelsa. E provenendo dalla Valdelsa spesso si sarà fermato certamente alla Stazione di Ponte a Elsa.

Quindi ipotizzando una visita di Carlo Lorenzini a Ponte a Elsa (vista magari la rinomata e conosciuta cucina dell’Osteria Bianca, da lui tradotta nel libro in Osteria del Gambero Rosso) si presuppone che Collodi attinga immediatamente e direttamente informazioni circa le presenze del luogo (nomi, case, rii etc..) che daranno vita alle vicende del burattino Pinocchio. La visita di Collodi si fa partire dalla Stazione perché negli spostamenti del tempo il mezzo più semplice e diretto, oltre che sicuro, era il treno (Collodi tra l’altro scrive il famoso “Un romanzo in Vapore “ dove parla delle stazioni che lui ha incontrato nel tratto ferroviario tra Firenze e Livorno. Arrivato alla stazione di Pinocchio mente, e la chiama “stazione di San Pierino” e poi subito dopo dice che questo è un prestanome…cosa diavolo sta architettando. Non dimentichiamo che la stazione ha sede in realtà a “Pinocchio”, un nome che Collodi sembra voler quasi nascondere per poi…chissà che uso farne! Perchè non nominare quel paese, già esistente ai tempi di Napoleone Bonaparte, che deve il suo nome alla volgarizzazione del vecchio “Ponte al Pidocchio” in “Ponte al Pinocchio” (il nome di “Ponte” deriva dal fatto che il rio Pinocchio scorre sotto il principale crocevia del paese)

Andando avanti nella lettura del testo di “Un romanzo in vapore” relativo alla tappa a San Miniato emerge lampante la conoscenza che ha Collodi della storia locale, dai vicari imperiali a Federigo II°, alle famiglie nobili sanminiatesi, elementi questi che, riemergono in maniera forte nella “rilettura in chiave storico-toponomastica” di Pinocchio. Partiamo quindi proprio da questo testo, vera testimonianza del Carlo Collodi a San Miniato, e pensiamo che la sua visita risalga a qualche tempo prima dell’uscita di “Un Romanzo in Vapore” nel 1856 (diciamo all’anno 1854). Pensiamo poi che, per un qualche motivo logico ma non dimostrabile, durante la stesura del suo “Pinocchio” il Collodi faccia riferimento ad una delle visite che può aver fatto in questi luoghi nell’età che va dalla sua formazione nei seminari di Colle Val d’Elsa a quella in cui scrive “Un romanzo in vapore”, utilizzando sempre quel mezzo a lui caro che era il treno (che utilizzava senz’altro per andare a Colle Val d’Elsa, percorrendo quindi la tratta ferroviaria Empoli-Siena) e infine ipotizziamo che un bel giorno di quegli anni il giovane Carlo scenda alla Stazione di Ponte ad Elsa e percorra a piedi i luoghi che conducono prima a San Miniato, passando per l’Osteria Bianca (magari fermandosi a mangiare nella nota locanda), in Val di Grillo (nei pressi dell’attuale Sant’Angelo, dove magari può aver fatto visita al prelato del tempo ed alle campagne circostanti, nei dintorni delle Case del Sasso) per giungere , percorrendo la Tosco Romagnola, al paese del “Pinocchio”, dopo aver visitato anche la città di San Miniato, la Rocca e il Duomo, le Carceri e Palazzo Grifoni. Annotando tutto con precisione: luoghi, nomi e notizie storiche. Un bel giorno poi, in età avanzata, il Lorenzini avrebbe deciso di scrivere una storia “sovrapponendo” i suoi personaggi e luoghi al territorio e alle vicende storiche che caratterizzano San Miniato e le frazioni limitrofe… (un po’ come in un romanzo storico dove alle vicende realmente accadute si sovrappongono i pensieri dello scrittore che parlano con la voce dei personaggi). Risultato: un percorso, quello del burattino Pinocchio, che sembra ricalcare in tutto e per tutto le gesta del suo autore, come verrò presto a dimostrarvi, cartina alla mano. Per farlo però dobbiamo prendere per forza il libro Pinocchio dall’inizio, partendo dagli elementi “concreti”: la casa di Geppetto, l’Osteria, il Teatro dei burattini............. andiamo a vedere in dettaglio

     I LUOGHI DEL LIBRO E LORO INTERPRETAZIONE

L'osteria del Gambero Rosso La Casa di Geppetto Il Teatro dei Burattini
Il monticello di sassi Il Bosco Il Carcere
Il Campo dei Miracoli Il Paese di Acchiappa Citrulli Il Paese di Barbagianni
Il Paese che pareva "dei Morti" L'uva moscata, la tagliola, il pollaio La grande Quercia
La "lunghissima strada traversa" La Casina Bianca della Fata  La via francigena
Il Paese dei Balocchi   Schema dei luoghi del racconto

    I PERSONAGGI DEL LIBRO E LORO INTERPRETAZION

Pinocchio Il Grillo Parlante L'ombra del Grillo Parlante
Il Gatto e la Volpe Geppetto La Fata Turchina
Gli assassini  Il merlo Bianco Il corvo, la civetta, i 4 conigli
Il Serpente Il Falco e il cavallo Il Giudice

Il giovane Imperatore

la Balena  

 PINOCCHIO

è il paese di San Miniato Basso, allora (1880) chiamato “Pinocchio”, ed è anche il nome del Rio che scorre proprio nel centro del paese.
Il padre di Carlo Lorenzini, Domenico ha abitato per diversi anni nella zona del Pinocchio al servizio come cuoco di una ricca famiglia del luogo.
Inoltre come non ricordare la frase che più insospettisce circa il riferimento di Collodi al paese Pinocchio (Cap.III): “…Ho conosciuto una famiglia intera di Pinocchi: Pinocchio il Padre, Pinocchia la madre, e Pinocchi i ragazzi, e tutti se la passavano bene. Il più ricco di loro chiedeva l’elemosina.” In questo caso, come la letteratura italiana insegna, il Collodi sembra far parlare Geppetto con la propria voce, raccontando in realtà un episodio che egli stesso ha vissuto passando dal paese di Pinocchio, probabilmente durante uno dei suoi viaggi in treno (da cui anche il celebre libro da lui scritto nel 1856 “Un romanzo in vapore”).
Il Pinocchio di allora  è l'attuale paese di San Miniato Basso (PI), un popoloso centro nella zona pianeggiante alla confluenza della strada statale Tosco-Romagnola che da Empoli porta a Pisa e la strada che da San Miniato conduce a Fucecchio in direzione Montecatini-Lucca.
Il paese prese ufficialmente il suo attuale nome nel 1924, allorche' il potestà del municipio sanminiatese volle riunire i tre popoli di Pinocchio, Casenuove e Ontraino.
In particolare la chiesa di S. Stefano a "Lontraino" esisteva già nel secolo XIII in una zona prossima all'Arno ed è ricordata per essere stata profanata nel 1244 da eretici patarini.
Molto importante, per gli abitanti dell'odierna San Miniato Basso, fu la fine del XIV secolo: nel 1378 fu tracciata la strada da San Miniato per Fucecchio con la costruzione dei ponti del "Pidocchio" e di "Ribecco".
Il luogo iniziò a chiamarsi “Ponte al Pidocchio”, in quanto vi si fermavano le carovane di  Pidocchiosi, ossia pellegrini sudici e i pezzenti, che percorrevano la via francigena e ai quali era impedito raggiungere il castello di San Miniato, il nome poi col tempo si è volgarizzato in Pinocchio.

La cartina di Pinocchio anno 1880 Altra cartina di Pinocchio - San Miniato Basso

I LUOGHI DEL LIBRO E LORO INTERPRETAZIONE

OSTERIA DEL GAMBERO ROSSO

L’Osteria Bianca è nel periodo in cui scrive Collodi un paese che denota grande importanza a livello urbanistico perché crocevia di strade importanti (La Tosco Romagnola da Empoli verso San Miniato, La via Cassia verso Siena, la Via di Bassa). E’ inoltre una località conosciutissima (persino a Milano) per la cucina della sua Osteria (oggi si trova una trattoria nello stesso punto), e probabilmente lo stesso Lorenzini vi fa visita nel suo soggiorno a San Miniato. Ed è per lo stesso motivo che vi fa passare il Gatto, La Volpe e Pinocchio durante il viaggio verso il Campo dei Miracoli. Per ciò che riguarda il Gambero Rosso, è ancora tutto da dimostrare se si trattava di un piatto tipico e pregiato dell’Osteria, oppure dello stemma dell’Osteria stessa.

Il centro dell’Osteria Bianca
(con la famosa trattoria sulla sinistra dell’incrocio)
L'odierna trattoria che dovrebbe corrispondere
all’antica Osteria del Gambero Rosso

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LA CASA DI GEPPETTO

Usciti dalla Stazione Ferroviaria di Ponte a Elsa (esistente anche nel 1880) si resta sconcertati dalla presenza immediata (è ad appena 20 metri di fronte alla Stazione) di una lunga casa rurale che presenta, però, come elemento peculiare ed interessante ai fini della nostra ricerca, una scala di accesso, sulla facciata laterale, ad un piano superiore. La cosa che ci incuriosisce è che proprio nel sottoscala si aprono una porta ed una finestra con grata che ci rammentano l’inizio del CAP. III delle Avventure di Pinocchio quando Collodi descrive appunto la casa di Geppetto, mettendo subito in risalto che “La casa di Geppetto era una stanzina terrena, che pigliava luce da un sottoscala. La mobilia non poteva essere più semplice : una seggiola cattiva, un letto poco buono, un tavolino tutto rovinato”. Vi posso giurare che la mia visita era accompagnata da una forte emozione, poiché lo studio della possibile discesa di Collodi a Ponte a Elsa era stato prima teorico, poi sulle mappe topografiche con riferimenti al testo, quindi sullo stato reale, ossia dov’ero in quel preciso momento.
Entrando nel sottoscala della casa si ha proprio l’impressione della stanzina , buia e povera, dalle dimensioni ridottissime che potrebbe aver avuto Collodi durante una visita fatta di persona.
La presunta casa di Geppetto è, come risulta dalle mappe catastali, l’unica della zona attorno alla Stazione di Ponte ad Elsa ad essere datata come impianto (c’è già nel 1880) ed è l’unica ad avere questa particolare conformità di “stanza aperta nel sottoscala”.
Lo stato di degrado in cui si trova, infine, riporta molto alla descrizione del racconto.

La Stazione di Ponte a Elsa (e quindi la casa di Geppetto) sono senza dubbio vicini ad un paese (l’Osteria Bianca) che deve avere, secondo il racconto di Pinocchio :

La stazione di Ponte a Elsa oggi

La "casa nel sottoscala" di fronte alla stazione di Ponte a Elsa

La presunta “casa sottoscala” (fronte ed interno).

Visione della “casa sottoscala”. La canna fumaria è recente

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 IL TEATRO DEI BURATTINI

La parentesi del Teatro dei Burattini e di Mangiafuoco (capp. IX-XI) ci narra di uno spettacolo che probabilmente si trovava di passaggio, nel periodo in cui Collodi passò da San Miniato, nella Piazza centrale di Ponte a Elsa o di Osteria Bianca - crocevia per la Tosco Romagnola, la Via Cassia e la via che conduce all’Arno in direzione della frazione di Bassa (un luogo quindi adatto per uno spettacolo che doveva richiamare l’attenzione degli abitanti delle frazioni limitrofe).Pinocchio si rimette in viaggio per tornare a casa sua (cioè sulla Tosco Romagnola in direzione della stazione di Ponte a Elsa dove si ipotizza trovarsi la sua casa) e percorre circa mezzo chilometro (come dice Collodi nel testo)  prima di incontrare il gatto e la volpe.
E’ comunque presente in paese di Ponte a Elsa un teatro (vi è anche una via che porta il suo nome) dove gli spettacoli ad inizio del secolo XX erano frequenti.

Via Teatro a Ponte ad Elsa, sulla strada che conduce a Poggio
 al Pino verso la Piscina. Può essere questo il tanto conosciuto
 Teatro dei Burattini che Pinocchio raggiunge dalla “lunghissima
 strada traversa” (la Tosco Romagnola da Empoli a Ponte ad Elsa)
Il teatro , oggi visibilmente in stato di degrado, visto dalla
strada che conduce a Poggio al Pino verso la Piscina.
Il teatro
 era funzionante sicuramente ad inizio secolo (testimonianza
 raccolta tra gli anziani che abitano nelle vicinanze)

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   LA "CASINA BIANCA" DELLA FATA

La casa bianca della fata potrebbe essere la chiesa di Sant’Angelo per svariati motivi:
Era allora dipinta completamente di Bianco (da cui l’appellativo del Collodi di “Casetta Bianca”)
E’ centrale a tutti i luoghi dove si ipotizza muoversi il burattino
Presenta sulla facciata una lapide di giovane donna morta all’età di 28 anni nell’anno 1848 con una descrizione della ragazza che fa pensare ad una bravissima persona. La lapide in questione potrebbe aver ispirato Collodi nel momento in cui fa morire la fata di dolore (cap. XXIII)
Sant’Angelo ha lì vicino i vigneti di uva moscata, la via del Sasso (tutta la zona è ricca di sassi), la grande Quercia plurisecolare, la via del Grillo e la relativa Casa Grillo, il bosco (dove Pinocchio passa per arrivare alla grande Quercia). Non distante vi è poi Poggio al Pino, Il fiume Elsa, Ponte ad Elsa e L’Osteria Bianca (ad est) e San Miniato (paese di Acchiappa Citrulli ) ad ovest, con Fonti alle Fate (il campo dei  Miracoli).
Da Sant’Angelo si ha la visione del “serpente “ di San Miniato, con gli occhi ben visibili della Rocca e del Campanile del Duomo, e la “coda fumante” (che era la fornace della località “Le Colline”).

Sant’Angelo come appare oggi:
“La Casina Bianca” della Fata Turchina

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 IL MONTICELLO DI SASSI

Dovrebbe corrispondere secondo la nostra interpretazione alla zona detta “delle Case del Sasso”, collocata tra gli abitati di San Miniato e la Chiesa di Sant’Angelo, una zona probabilmente cosiddetta vista la grande presenza di enormi massi che spesso hanno creato problemi di aratura ai contadini della zona.  Viene introdotto al momento in cui Pinocchio vede il Serpente (San Miniato).

Casa Pozzo, vicina alle “case del Sasso”.
Intorno il terreno è ricco di grossi sassi che spesso creano problemi di aratura.

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IL BOSCO

E’ spesso attraversato dal burattino Pinocchio; il bosco a cui si allude nella storia si trova probabilmente molto vicino alle “case del  sasso”, nella pianura sottostante le stesse case (come viene ricordato all’inizio del  CAP. XXIII, dove si dice che nel bosco Pinocchio aveva incontrato il Gatto e la Volpe = i due “assassini”).
Il Grillo-parlante dice a Pinocchio di non andare oltre (cioè ancora verso ovest ) perché c’è pericolo ma Pinocchio-Collodi disobbedisce perché (come dice al Cap. XIV) lui povero ragazzo è stanco di avere babbi sempre addosso. Al termine del cap. XIII l’ombra del Grillo-parlante pronuncia la frase “e che dio ti salvi dalla guazza e dagli assassini”, terminologia mai compresa appieno nelle analisi svolte in passato sul testo: i realtà la “guazza” viene introdotta perché, se si ipotizza “Casa Grillo” come il casolare segnato sulla carta topografica, si capisce come la zona attorno a “Casa Grillo” ricca di campi e vigneti, sia di conseguenza piena di fango, pericoloso da percorrere a piedi di notte perché in zona collinare. Ecco perché il grillo si raccomanda! Ecco perché questa frase sembrava a molti scollegata al testo! In realtà il riferimento è al territorio!!!

Il  bosco immediatamente di fronte a “Casa Il Grillo”

Si noti quanto sia ripida la discesa che porta da ”Casa Il Grillo”
 fino alla Tosco Romagnola. Questo giustifica le parole dell’Ombra
 del Grillo a Pinocchio: “Stai attento alla guazza” in quanto
il fango in discesa diventa molto pericoloso

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  IL CARCERE

Le carceri in cui è rinchiuso Pinocchio esistono eccome a San Miniato! Sono esattamente alla fine del paese di San Miniato, sulla strada che porta da San Miniato al paese di Pinocchio-San Miniato Basso. Sono talmente importanti che si ritrovano scritte per esteso sulla mappa topografica e distano appena 200 metri in linea d’aria da quello che Collodi chiama “Il Campo dei Miracoli” e che, secondo la nostra interpretazione, altro non è che la famosissima “Fonte delle fate”, sia a quello del Giudice (che si trovava in prossimità di Palazzo Grifoni).

Le carceri di San Miniato, oggi convertite in alloggi turistici

Le carceri (visione dal retro)

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IL CAMPO DEI MIRACOLI

Nella valle sottostante le Carceri di San Miniato esiste fin dal 300 d.C. un posto chiamato “La Fonte delle Fate” (esattamente a sud di Villa Antonini – vedasi la carta topografica) che potrebbe aver ispirato Collodi per il famoso “Campo dei Miracoli” . Sulla “fonte alle fate” si trova documentazione , anche fotografica, nel testo di Dilvo Lotti, San Miniato:Vita di un’antica città, 1980, pag. 30
Inoltre un’altra prova di questa esistenza che certamente non può essere sfuggita a Collodi,  ci è data dal fatto che il campo dei miracoli dista " due passi" (come dice Collodi) dal paese di Acchiappa-Citrulli (che come abbiamo detto è San Miniato, teatro di una presa con le capre da parte degli Empolesi , e quindi ritenuto paese di “citrulli” dal Collodi). Inoltre la “Fonte” dista pure appena 150 metri dalla vecchia sede della Giustizia , posta nel centro di San Miniato di fronte al famosissimo  Palazzo Grifoni (l’impianto dell’edificio è di Baccio D’Agnolo), dove Pinocchio si reca subito dopo che viene derubato dei denari dal Gatto e dalla Volpe.

La valle dove si trovava il posto detto “Fonte alle Fate”.  Attorno alla zona verde centrale si trovava la Fonte alle Fate.
Il nome curioso del luogo ha condizionato l’immaginazione di
Collodi , che vi ha intravisto un luogo magico per il suo racconto

La Caserma dei Carabinieri di San Miniato. Da qui si vede
benissimo, girandosi verso destra con la caserma alle spalle,
la valle con la “Fonte alle Fate” (“Il Campo dei Miracoli”)

La valle della “Fonte alle Fate” vista dalla Caserma dei
Carabinieri, dove Collodi fa andare Pinocchio di corsa subito
dopo esser stato derubato dei denari

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IL PAESE DI ACCHIAPPA CITRULLI

Secondo la nostra interpretazione il Paese di Acchiappa Citrulli è San Miniato, in quanto Carlo Lorenzini conosce benissimo la leggenda che narra della presa di San Miniato da parte degli empolesi avvenuta di notte con le capre. Si dice infatti che gli empolesi assalirono di notte San Miniato mettendo un lumicino al collo di mille capre. I sanminiatesi, spaventati da un esercito così forte si arresero subito. Altri elementi che ci inducono a pensare che il paese sia San Miniato sono: la presenza “a due passi” del luogo di Fonti alle Fate (da me identificato come Campo dei Miracoli); il fatto che Collodi parli di un giovane Imperatore che governa il Paese (Federico II° di Svevia); l’allusione agli stemmi delle contrade del paese (il can-barbone Medoro come uno che parte con la carrozza” come un barbero” (il barbero era un tipo di cavallo, che correva anche al Palio di Siena) ed appare “ritto sulle zampe di dietro”, per identificare la contrada Poggighisi, ossia quella relativa alle case del “Sasso” ed a Sant’Angelo, il Falco per identificare la contrada di CastelVecchio – la più importante – sede dei palazzi imperiali oltre che della Rocca e del Duomo;  la presenza delle carceri. 

Lo stemma della contrada Poggighisi
raffigurante un cane ritto sulle zampe

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IL PAESE DI BARBAGIANNI

Dovrebbe essere di nuovo San Miniato (poiché il libro non specifica che si parli di due paesi distinti) alludendo al barbagianni come “allocco” , ossia un paese abitato da persone credulone e ingenue, oppure la vicina località di Balconevisi, da sempre conosciuta col nome di Barbagianni.
Incontrati Gatto e Volpe, Pinocchio si incammina verso il paese dei Barbagianni – come si narra alla fine del  Cap. XII° . Tale nome (Barbagianni) , che poi secondo una mia interpretazione personale arriva molto probabilmente a coincidere per identico significato ironico con Acchiappa citrulli, ossia il paese di San Miniato) ha chiare origini sanminiatesi in quanto oltre ad alludere ad un paese di “allocchi” (quindi di gente ingenua e credulona) come poteva ritenere San Miniato il Collodi (vista la conoscenza della presa con le capre del paese da parte degli empolesi) , è anche il nome di una località immediatamente a sud di San Miniato, il cui nome è Balconevisi. Curioso è anche il fatto che Pinocchio viene liberato dalle carceri (cap.XIX°) grazie all’intervento del giovane imperatore (Federico II°) che dopo aver riportato una vittoria sul nemico (fine del cap.XIX) “ordinò grandi feste pubbliche, luminarie, fuochi artificiali, corse di barberi (=cavalli) e di velocipedi” (i palii sono cultura diffusa nelle nostre zone). Barbagianni è, per finire, anche il nome di una libreria posta proprio nel centro del paese di San Miniato.

La libreria “Il Barbagianni”
nel centro storico di San Miniato

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IL PAESE CHE PAREVA "DEI MORTI"

Dovrebbe corrispondere alla località “Le Croci”, vicina al centro abitato dell’Osteria Bianca, in cui Pinocchio fugge in cerca di un pezzo di pane (Cap.VI). Le croci richiamano senza dubbio metaforicamente ad un paese di Morti. Curioso il fatto che oggi a “Le croci” vi sia una falegnameria.
Il “Paese dei Morti” (cap.VI°) a cui fa riferimento Pinocchio quando scappa di casa in cerca di un pezzo di pane dovrebbe essere l’abitato di Osteria Bianca, posto “ad un centinaio di salti” (come dice il libro) dalla casa di Geppetto (che come abbiamo detto sembra essere quella posta davanti alla stazione di Ponte a Elsa). Il fatto poi che si alluda al “paese dei morti” fa pensare alla lettura che Lorenzini fa della carta topografica, dove immediatamente sotto il nome di Osteria Bianca è scritto in grande risalto “Le Croci” , un piccolo gruppo di case vicine al centro del paese di Osteria Bianca.

Via delle Croci presso l’Osteria Bianca ed il gruppo di case dette “Le Croci”,
in una sequenza fotografica dall'immissione sulla Via Cassia fino al nucleo centrale delle case.

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L'UVA MOSCATA, LA TAGLIOLA E IL POLLAIO

Il campo dove Pinocchio ruba l’uva moscata dovrebbe trovarsi tra le case del “Sasso” e Sant’Angelo, probabilmente in corrispondenza di Casa Calvaiola o di Casa Pozzo. La zona, a detta di chi vi abita da più tempo, era certamente utilizzata per l’uva moscata, oggi sostituita dall’uva di tipo Chianti perché più commerciabile.
Il nome “Calvaiola” potrebbe aver suggerito “Tagliola”, ma è più logico pensare ad una tagliola vera e propria, di comune uso nelle campagne di allora.

Casa Pozzo, vicina alle “case del Sasso”
dove 100 anni fa si produceva vino moscato (è documentato dagli
abitanti del luogo). Intorno il terreno è ricco di grossi sassi.

Particolari di elementi rurali nelle immediate vicinanze

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LA GRANDE QUERCIA

Il luogo dove viene impiccato Pinocchio dovrebbe corrispondere ad una pianta (il grande Leccio, chiamato da tutti “il Leccione”)  che si trovava sulla via delle Case Sasso fino a non più di 8 anni fa. Era una pianta molto alta (5 metri) che si inarcava sulla strada con una grande chioma.
C’è chi mi ha raccontato addirittura, essendo quella del leccione una zona spoglia di alberi (quindi il leccione era una emergenza ben visibile), di essersi salvato più volte durante i bombardamenti della Seconda Guerra mondiale riparandosi sotto la chioma della pianta.
Il leccio è purtroppo incredibilmente stato abbattuto appena 8 anni fa perché in via di essiccazione (era stato centrato anche da un fulmine).
Quando Pinocchio viene impiccato dai due assassini (fine cap XV°) , il richiamo alla tradizione del vicino paese del Pinocchio (che nel medioevo si chiamava “Ponte al Pidocchio”, in quanto luogo in cui vivevano i  Pidocchiosi, ossia i sudici e i pezzenti) come luogo  di esecuzioni capitali e condanne al capestro è quanto mai evidente e , se si vuole, drammatico.

Questo è il punto esatto dove si trovava fino ad 8 anni
fa il grande Leccio (via del Sasso)
Particolare della grande buca lasciata dal Leccio.
La zona era detta “del Leccione”

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LA "LUNGHISSIMA STRADA TRAVERSA"

Dovrebbe essere, partendo dalla casa di Geppetto che si ipotizza trovarsi nelle vicinanze della Stazione di Ponte a Elsa, la lunghissima via retta che congiunge l’abitato di Empoli vecchio, passa per il Terrafino ed arriva al centro dell’Osteria Bianca, per terminare in corrispondenza dell’abitato di Ponte a Elsa. La “lunghissima strada traversa” che porta a Osteria Bianca , e di cui Collodi parla al Cap. IX° ( “quei suoni venivano di fondo ad una lunghissima strada traversa, che conduceva ad un piccolo paesetto fabbricato sulla spiaggia del mare”). Si nota anche dalla carta topografica la particolarità della strada dritta e lunga. Ponte a Elsa si sa che è stata costruita sulle sabbie del mare poiché è noto che nell’antichità il mare arrivava fin qui (una grossa testimonianza è la presenza della frazione di Isola, a nord di San Miniato , il cui nome denota chiare origini di zona inserita in mezzo ad un fiume, ad un lago o allo stesso Mar Tirreno; per studi approfonditi è bene rivolgersi a studiosi competenti in materia di Origini del territorio e geologia)  . Ma il fiume Elsa è anche visto sotto gli occhi del bambino Pinocchio, che quindi potrebbe percepirlo, viste le dimensioni, come un mare (L’ignoranza dei tempi e dell’analfabeta Pinocchio confermerebbe anche questa ipotesi).

La “lunghissima strada traversa”
 che porta verso l’abitato dell’Osteria Bianca

La Tosco Romagnola da l’Osteria Bianca verso Empoli

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I  "BORDONI" E LA VIA FRANCIGENA

Si parla della via Francigena. Pinocchio cita questo luogo con una battuta: "Mi vengono i bordoni solo a pensarci" (il bordone era il bastone del pellegrino che camminava lungo la via). La Francigena passava molto vicino a Via del Grillo, in località Sant'Angelo, tra San Miniato e Ponte ad Elsa nella zona di Vico Wallari, più conosciuta come San Genesio, di cui si hanno notizie già dal 715 d.c. dove fu edificata la cappella di San Genesio.

La cappella di San Genesio, oggi in fase di restauro Visione di scorcio della cappella con la lapide ultracentenaria

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IL PAESE DEI BALOCCHI

Nella descrizione del "Ciuchino" Pinocchio "tutto agghindato festa" e nel modo con cui viene fatto morire "azzoppato" e gettato dall'alto di una rupe nelle acque del mare, si può intravedere un analogia con il celebre "Volo del ciuco" di Empoli e la festa del Corpus Domini, tanto più che, come abbiamo detto, la capretta che cerca di salvare Pinocchio dopo che da ciuco è tornato burattino è Capraia, borgo vicino ad Empoli, e che il lago di Firenze, dove si troverebbe anche il Pesce-Cane e dove viene gettato il ciuchino, era in origine preistorica proprio in quella zona.
Collodi inoltre conosce benissimo il Volo del Ciuco poichè lo rammenta nel già citato "Un romanzo in Vapore" oltre al famoso detto "O STUDIAR CON IMPEGNO ED ESSER UOMINI O IN EMPOLI VOLAR PEL CORPUS DOMINI" proverbio empolese usato anche nell'Università di Pisa e nelle scuole delle nostre zone. Esso era detto come monito ai ragazzi che se non avessero studiato bene e con profitto sarebbero diventati ignoranti e trasformati in CIUCHI, ciuchi che ad Empoli fanno volare giù dal campanile. Il riferimento al Paese dei Balocchi dove i ragazzi pensano solo a divertirsi senza studiare ma che poi si trasformano in ciuchini e chiaro. Prima del volo del ciuco c'è la festa del Corpus Domini con fiera dei divertimenti e mercato. Uno spasso per i ragazzi dell'epoca che in quella settimana si danno alla pazza gioia facendo disperare i genitori. La festa si conclude la domenica quando tutti vanno in piazza a vedere il volo del ciuco.

La fiera del Corpus Domini,
i giochi e il Volo del ciuco a Empoli in una stampa d'epoca
Le antiche ali di legno che venivano messe al ciuchino per farlo
 volare giù dal campanile di Empoli (museo Collegiata di Empoli)

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I PERSONAGGI DEL LIBRO E LORO INTERPRETAZIONE

IL GRILLO PARLANTE

Il Grillo-parlante viene introdotto al Cap. IV° e sembra non avere un riferimento né a luoghi né a nomi presenti sul territorio. L’unica cosa che fa pensare e che poi ci dà indicazioni sulla casa di Geppetto , è che abita lì da più di cento anni. Togliendo cento anni dal periodo in cui è scritto Pinocchio (1880) si arriva al 1780 ossia, in termini cartografici, alle Carte Napoleoniche che bene o male sono il primo documento abbastanza significativo e preciso sul territorio.
Il grillo-parlante come sappiamo muore ben presto (fine CAP. IV) schiacciato da un martello.

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L’OMBRA DEL GRILLO PARLANTE

L’ombra del Grillo-Parlante è invece una delle figure fondamentali del racconto di Pinocchio . Pinocchio la incontra in circostanze non ben definite, muovendosi erroneamente di notte verso San Miniato , che Collodi si ipotizza ricavare dalla conoscenza  di “Casa Il Grillo”, trecento metri a sud di Sant’Angelo, che fa parte di una via che conduce alla Tosco Romagnola da sud a Nord e che fino a pochi anni fa si chiamava ancora Via Grillo (oggi Via Landeschi). Si suppone, e non è difficile pensarlo, che “l’uggioso di Grillo” dell’inizio Cap. XIV sia in realtà un certo Sig. Grillo, proprietario della casa,  che Collodi ha conosciuto e che non gli è rimasto molto simpatico. Personalmente ho visitato le Case Grillo e, vi sembrerà incredibile,  ho riscontrato realmente questa uggiosità degli anziani che vi abitano, carattere che probabilmente viene fuori da una educazione  familiare tramandata di generazione in generazione.

Particolare di “Casa Il Grillo”.
La via intera si chiamava Via Grillo fino a pochi anni fa
 
Annessi agricoli di fronte al gruppo di case dette “Il Grillo”

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 IL GATTO E LA VOLPE

Dopo la parentesi del Teatro dei Burattini e di Mangiafuoco (capp. IX-XI),  Pinocchio si rimette in viaggio per tornare a casa sua (cioè sulla Tosco Romagnola in direzione della stazione di Ponte a Elsa dove si ipotizza trovarsi la sua casa) e percorre circa mezzo chilometro (come dice Collodi nel testo)  prima di incontrare il gatto e la volpe . Per introdurre i due personaggi  il Collodi sembra prendere spunto dalla Toponomastica del Luogo: sul territorio sono infatti presenti (segnate in nero sulla cartografia) le due “Case Rigatti” che incontrano proprio in corrispondenza della Tosco Romagnola il “Rio delle Volpi” ; questo punto di incrocio si trova infatti a circa mezzo chilometro da Ponte a Elsa (come si può misurare dalla carta topografica); il gatto (casa Rigatti) è cieco perchè è composto da due case chiuse senza sbocco allora scure, identiche e quadrate in pianta (sembra quindi un cieco, con due occhiali neri – le case appunto – da non vedente), mentre la volpe è zoppa perché il Rio Le Volpi in quel punto è monco (termina infatti sotto la strada). Collodi dice che “la volpe cammina appoggiandosi al gatto” ; la spiegazione , divertente ma che fa davvero pensare e sorridere, è che la Volpe (identificata col rio delle Volpi),  terminando proprio sul gatto  (ossia sulla casa Rigatti), sembra aver bisogno del gatto per camminare ( è infatti “appoggiato” alle case, quindi, fuor di metafora, al gatto stesso).

Le “Case Rigatti” come sono oggi
(erano scure, identiche e quadrate in pianta senza sbocco,
come un cieco con due occhiali neri da non vedente)
Sulla sinistra vediamo l’ultima delle Case Rigatti,
sulla destra (sotto il lampione) inizia il Rio delle Volpi ,
che è monco in quel punto (in quanto va sotto la strada)

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GEPPETTO

Potrebbe essere stato letto dal Lorenzini in chiave ironica come Giuseppe falegname , padre terreno di Gesù, “nascosto” sapientemente con una bugia in “Geppetto”, in relazione anche all’interpretazione della Fata Turchina come della MADONNA (che appunto veste spesso di turchese nelle iconografie ed immagini che la ritraggono)

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LA FATA TURCHINA

In questa mia interpretazione la fata è la Madonna, dall’abito appunto turchese, che Lorenzini potrebbe far vivere negli abitati di Sant’Angelo (una pieve collocata tra i paesi di La Scala e Ponte a Elsa, dove la presenza è messa parecchio in evidenza sulla carta topografica ). Vive in casa da più di mille anni perché forse c’è un riferimento a San Genesio. Al cap. XV la Fata turchina è introdotta come “Una buonissima fata che da più di mille anni abitava nelle vicinanze di quel bosco” (La casa della fata si presume essere in questo caso Vico Wallari, più conosciuta come San Genesio, di cui si hanno notizie già dal 715 d.C., esattamente “più di mille anni” prima dalla stesura di Pinocchio, come Collodi fa dire alla Fata (“Vivo qui da più di mill’anni”).
Dopo aver corso verso casa della Fata (Sant’Angelo) Pinocchio vi trova una lapide che annuncia la morte della fata di dolore. Curiosa è la presenza, nella facciata di Sant’Angelo, di una lapide di una giovane donna, tal Rosa Montanelli, morta all’età di 28 anni nell’anno 1848 , ossia esattamente appena 8 anni prima della pubblicazione de “Un romanzo a Vapore” di Collodi in cui si narra dei luoghi che incontra in un viaggio in treno tra Firenze e Pisa. La cosa potrebbe far presupporre una conoscenza di San Miniato fin dalla gioventù ( Pinocchio è quindi Collodi stesso!), ed una stesura delle Avventure del Burattino fatta invece in età adulta (1881).

La lapide posta in facciata a Sant’Angelo che ricorda la morte
 prematura di una giovane donna avvenuta nell’anno 1848,
(ossia pochi anni prima dell’uscita di “Un romanzo a vapore”,
una sposa “che lasciò gran dolore”)

La croce davanti alla chiesa di  Sant’Angelo (sullo sfondo)

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GLI ASSASSINI

Pinocchio come sappiamo disobbedisce alle avvertenze dell’ombra del Grillo-Parlante e prosegue nel suo cammino , incontrando i due assassini-fantasma (che poi si scopriranno essere il gatto e la volpe). Ma come fa Collodi a chiamarli “Assassini”? Andando dal Grillo (la citata casa Grillo, posta a sud del complesso di Sant’Angelo) verso ovest Pinocchio passa tra due case chiamate “IL SASSO” (che potrebbero aver stimolato la fantasia del Lorenzini essere i due “assassini”, come gioco di parole probabilmente diffuso anche tra gli abitanti dei casolari limitrofi, oltre che tra i bambini di cui il burattino ne è un esempio). Inoltre, per interviste fatte agli abitanti della zona (in particolare Casa Pozzo), il terreno è ricchissimo di sassi, un fatto questo che spesso ha creato problemi addirittura nell’aratura dei campi. Il fatto che poi i due assassini siano “come due fantasmi” potrebbe derivare dalla lettura topografica  o dalla conoscenza del famoso Convento dei “CAPPUCCINI” (intesi quindi dall’ironia collodiana come “fantasmi perché incappucciati” ) che si trova 1 km a sud del gruppo delle “Case del sasso” ed il cui nome  è chiaramente visibile sulla carta topografica, oltre ad una conoscenza per sentito dire che potrebbe aver avuto il Lorenzini.

Casa Pozzo, vicina alle “case del Sasso”.
Intorno il terreno è ricco di grossi sassi.

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IL MERLO BIANCO SULLA SIEPE

Il merlo bianco che appare a Pinocchio in questa occasione a Pinocchio per avvertirlo del pericolo è poggiato “sulla siepe della strada”: se si legge ancora la carta topografica si vede come nel 1880 vi fosse proprio una siepe sul lato opposto della strada , di fronte alle Case Rigatti; il colore “Bianco” potrebbe esser dato al merlo dal vicino paese di Osteria Bianca  (al quale Collodi sottrae l’aggettivo bianco, per chiamarlo “Osteria del Gambero Rosso”. Così facendo Collodi restituisce al luogo un aggettivo (bianco) che in seguito gli farà perdere (forse perché qualcuno avrebbe potuto risalire facilmente ad Osteria Bianca se avesse mantenuto tale dizione anche nella storia narrata). Il colore bianco viene quindi dall’Osteria, un paese che denota grande importanza a livello urbanistico perché crocevia di strade importanti (La tosco Romagnola da Empoli verso San Miniato, La via Cassia verso Siena, la Via di Bassa). Il merlo, secondo altre interpretazioni, potrebbe anche essere stato un simbolo del paese Osteria Bianca. Perché è proprio il gatto a mangiarlo? Pensateci bene: sulla carta si vede facilmente che il gatto (le case Rigatti) è il più vicino alla siepe dov’è collocato il merlo;  comunque sia il gatto, come ci dice il Collodi, effettua “un gran salto” poiché dista almeno 20 metri da esso, sempre geograficamente parlando; in questo caso è evidente ancora una volta  l’ironia di fondo e la burla del Collodi)

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IL CORVO, LA CIVETTA, I 4 CONIGLI NERI CON LA BARA

Corvo, civetta e i 4 conigli che intervengono nella vicenda del salvataggio di Pinocchio (come medici chiamati da parte della Fata turchina o come giustizieri, nel caso dei conigli), subito dopo la sua impiccagione alla grande Quercia, sono uccelli e animali da sempre presenti nelle campagne di San Miniato, e quindi di facile “reperibilità” come personaggi della storia.

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IL SERPENTE

Al cap. XX° Il serpente che incontra Pinocchio vicino ad un monticello di sassi (identificabile con la Zona detta “del Sasso”, ad est di San Miniato verso Sant’Angelo, ricca di sassi, da cui probabilmente la toponomastica) ha una coda che fuma, e che in seguito smette di fumare. Come abbiamo detto associamo il serpente alla forma sinuosa che ha San Miniato sulla carta topografica e notiamo subito che alla estremità sud ovest del paese è presente una fornace funzionante all’epoca in cui il Lorenzini ha scritto il libro, e che sicuramente rappresentava un qualcosa di importante nel territorio di San Miniato , al punto da esserne menzionata nel nome per esteso sulla carta topografica. Per ribadire che Collodi può essere stato indotto ad immaginare la figura di un serpente si noti come, appena 150 metri ad est della fornace, si legga chiaramente “C. La Serpe”. L’unione del nome alla particolare distribuzione “a serpente” del borgo su crinale può aver in definitiva dato il nome al “mostro” che ha impressionato il povero Pinocchio.
Tuttavia chi avesse dubbi della lettura del Collodi di una mappa topografica, può avere la stessa conferma di quanto dico (se non migliore risultato) nella  visione che si ha del paese di San Miniato presso “Il Sasso” (in particolare dal Casolare Pozzo, nelle immediate vicinanze, dove nota era la presenza di sassi di notevoli dimensioni in mezzo ai campi, da cui probabilmente deriva anche il nome della località).

Mettendosi infatti ad osservare da lì il paesaggio(come può aver fatto il Collodi visitando quei luoghi a piedi ed assaggiando l’uva moscata che , non a caso, fa rubare a Pinocchio nella storia appena sfuggito al serpente) si ha una incredibile impressione di coerenza con la visione del serpente: la collina di San Miniato è infatti tagliata in diagonale dal poggio, ed assume non più una forma collinare, ma quella di un lungo serpente verde (colore dato dalla boscaglia) appoggiato alla linea del campo , in cui gli occhi non sono niente altro che la rocca di Federico II° e il campanile del duomo (da quella distanza di osservazione le due torri appaiono quasi identiche), mentre il fumo che Collodi fa appartenere alla coda del serpente altro non è che la colonna di fumo che esce dall’allora presente e già citata fornace in località “Le Colline”, ossia all’estremità opposta di San Miniato da dove Collodi sta osservando il paesaggio (va quindi a cadere esattamente nella coda del serpente).

Una visione di San Miniato da Sant’Angelo. Si intravede il lungo  “serpente” verde (dato dalla boscaglia del crinale), con gli "occhi" che sono le presenze emergenti della Rocca e del Campanile del duomo (entrambi in mattoni “color rosso fuoco”)

La Fornace come appare oggi.
L’intervento di ristrutturazione la farà diventare civile abitazione

 

Cartina dei luoghi

L’inizio del viottolo che conduce alla Fornace.
La lapide porta la data del 1844

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IL FALCO E IL CAVALLO

Il Falco che viene chiamato dalla Fata per salvare Pinocchio dall’impiccagione dovrebbe corrispondere allo stemma della Contrada CastelVecchio (la più importante di San Miniato), che è stata sede imperiale oltre che luogo in cui si trovano la Rocca di Federico II° e il Duomo. E’ proprio il cuore della città di San Miniato. Il Falco è anche lo stemma che identifica San Miniato stessa (gli empolesi chiamano “falchi”  gli abitanti della cittadina). Inoltre c’è una certa logica in questo senso che continua nella narrazione successiva , quando viene introdotto  il can-barbone Medoro  (dovrebbe anch’esso corrispondere allo stemma di una contrada, Poggighisi, che è quella dove si trovano le case del “sasso” e Sant’Angelo-Casa della Fata).
Altro strano ma curioso riferimento ad un cavallo è nel vicino Podere di CAPOCAVALLO, quattrocento metri a nord della cappella di San Genesio, che potrebbe aver indotto Collodi a pensare ad un cane-cavallo vestito in abito elegante (la “livrea”)  in quanto “Capo”, quindi figura importante.

Podere Capocavallo in Via Capocavallo oggi Podere Capocavallo oggi

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IL GIUDICE

Nel capitolo in cui si parla della carcerazione di Pinocchio il testo introduce la figura del Giudice, descritto come " uno scimmione della razza dei Gorilla: un vecchio scimmione rispettabile per la sua grave età, per la sua barba bianca e specialmente per i suoi occhiali d'oro, senza vetri, che era costretto a portare continuamente, a motivo di una flussione d'occhi, che lo tormentava da parecchi anni". Viene da pensare che esso raffiguri Ugolino Grifoni notissimo personaggio a San Miniato, vissuto nel XVI° secolo, il quale, analogamente al Giudice della storia, aveva sembianze “da gorilla”, era certamente vecchio e quindi rispettabile, una folta barba bianca, e ricchezza economica (testimoniata dagli occhiali d’oro)

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IL GIOVANE IMPERATORE

Il giovane Imperatore del paese Acchiappa-Citrulli (come è riportato dal Collodi nel testo), che libera Pinocchio grazie ad una vittoria riportata sul nemico (fine del cap.XIX: “ordino’ grandi feste pubbliche, luminarie, fuochi artificiali, corse di barberi (=cavalli) e di velocipedi”),  dovrebbe essere Federico II° di Svevia, giovane nipote del più famoso Federico il Barbarossa e di cui San Miniato ne vede le gesta e le testimonianze storiche del suo impero (la Rocca in primis da lui costruita nel 1226)

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LA BALENA E IL MARE

La "Lisca" del grande Pesce-Cane (al quale si sarebbe ispirato Collodi per creare la sua Balena in Pinocchio) è ben visibile dato che è alloggiata ancora oggi in un sottotetto di una casa lungo la SS67 Tosco Romagnola. E' stata ritrovata durante scavi archeologici e da il nome alla località della "Lisca" in prossimità dell'abitato di Porto di Mezzo e attesterebbe la presenza preistorica di un Capodoglio nel cosiddetto "Lago di Firenze" (il mare di Pinocchio?). Addirittura nel testo di Pinocchio si fa proprio riferimento ad un bastimento che venne mangiato dal Pesce-Cane, del quale risputò l'albero maestro proprio "come una lisca".
Il paese di Capraia Fiorentina rappresenterebbe la CAPRETTA,collocata su uno scoglio (quindi in alto) che cerca di salvare Pinocchio dal grande pesce-cane (che si trova a valle, nel preistorico Lago di Firenze).
Capraia Fiorentina è collocata in prossimità del Masso della Gonfolina, estremità preistorica del Lago di Firenze, lago oggi non più esistente, da cui nasce l'idea della presenza di un grande Pesce-cane. Il masso della Gonfolina sarebbe il pescatore verde come un ramarro ritto sulle zampe (verde per la presenza della boscaglia).

La località della "Lisca" in prossimità dell'abitato di Porto di Mezzo
attesterebbe la presenza preistorica di un Capidoglio
nel cosiddetto "Lago di Firenze"
La "Lisca" del grande Pesce-Cane piazzata nel sottotetto della casa lungo la SS67. Addirittura nel testo di Pinocchio si fa proprio riferimento ad un bastimento che venne mangiato dal Pesce-Cane, del quale risputo' l'albero maestro proprio "come una lisca"

La "Lisca" di Capidoglio (o fisetere) preistorico come si vede oggi Capraia è la Capretta che su uno scoglio (quindi in alto) cerca di salvare Pinocchio dal grande pesce-cane (che si trova a valle, nel preistorico Lago di Firenze) La frazione di Porto di Mezzo

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SCHEMA DELLE VISITE DI COLLODI SUL LUOGO E DI QUELLE SOLO RACCONTATE:

Stazione di Ponte a Elsa (dove scende Collodi ed inizia a scrivere il racconto)
Casa Rigatti e Rio delle Volpi (dove crea i personaggi del Gatto e della Volpe)
L’Osteria Bianca (lì si trova l’Osteria del Gambero Rosso)
Le Croci (gruppo di case vicine ad Osteria Bianca dove Pinocchio corre perché ha fame “pareva il Paese dei Morti”)
Poggio al Pino (è il grande pino dove Pinocchio si rifugia quando fugge dagli assassini; si trova tra Ponte a Elsa e Sant’Angelo)
Sant’Angelo (è la casa della fata più attendibile; è il centro reale di tutta la storia)
San Genesio (vicina a Sant’Angelo, importantissimo elemento storico del territorio lungo la Via Francigena)
Casa Grillo (casolare a sud-est di Sant’Angelo e nome della relativa via)
Teatro dei Burattini (carovana di passaggio a Ponte a Elsa)
Le case del “Sasso” ( il monticello di sassi da cui Pinocchio vede il serpente, e dai quali prendono il nome i due “assassini”)
La Quercia grande (il grande leccio che fino a 7 anni fa si trovava sulla via delle “Case del Sasso”)
Centro di San Miniato (paese di Acchiappa Citrulli)
Le carceri di San Miniato(Le carceri di Acchiappa Citrulli dove viene incarcerato Pinocchio)
Palazzo Grifoni (Il Giudice che incarcera Pinocchio, Ugolino Grifoni)
Fonti alle Fate (Campo dei Miracoli)
Balconevisi (paese di Barbagianni)
Empoli
(il Paese dei Balocchi e dei ragazzi asini: chi non studia e non va a scuola diventa un ciuco)

La Via Francigena (la via percorsa dai pellegrini appoggiandosi ai "bordoni")
La Lisca-Porto di Mezzo (la lisca ritrovata della balena preistorica ispira la figura del pescecane)


STORIA E NOTIZIE UTILI SULLA CITTA' DI EMPOLI E DINTORNI

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